Verso l’autonomia degli smartwatch Android
27 Settembre 2016
Android Wear è una versione del sistema operativo Android progettata per operare a bordo di dispositivi indossabili e in particolare smartwatch, per i quali offre possibilità di integrazione e interazione relativamente ad alcune funzionalità di applicazioni realizzate per la mobilità. Dalla sua introduzione alla conferenza Google I/O nel mese di giugno 2014, Android Wear è sul punto di subire la prima evoluzione degna di una certa rilevanza: il rilascio della versione 2.0, che promette di rivoluzionare la modalità con cui utenti e sviluppatori hanno finora interagito con il sistema.
La novità principale, e maggiormente gravida di conseguenze, che verrà introdotta da Android Wear 2.0 è l’autonomia degli smartwatch rispetto agli altri dispositivi mobili. Innanzitutto, le applicazioni progettate per smartwatch potranno essere scaricate e installate separatamente dalle loro controparti per smartphone, contrariamente alle pratiche attuali che prevedono l’inclusione dell’applicazione smartwatch nel pacchetto dell’applicazione smartphone, e di conseguenza costringono gli utenti a scaricare dati e occupare spazio inutilmente sul proprio smartphone se non possiedono un dispositivo smartwatch o non hanno intenzione di sfruttarlo per quella particolare applicazione. Gli sviluppatori avranno quindi la possibilità di distribuire pacchetti separati, e gli utenti potranno usufruire di una sezione dello store completamente dedicata ad Android Wear.
In secondo luogo, le applicazioni progettate per smartwatch saranno in grado di offrire le proprie funzionalità indipendentemente dalla presenza di un dispositivo accoppiato e acceso nelle vicinanze. Utilizzando le stesse API già impiegate per la creazione di applicazioni smartphone e tablet, gli sviluppatori potranno effettuare richieste di rete direttamente dai dispositivi smartwatch e usufruire del servizio Google Cloud Messaging per poter ricevere le cosiddette notifiche push. Le applicazioni smartwatch avranno inoltre accesso al sottosistema di gestione degli account già presente in Android, e saranno dotate di meccanismi capaci di consentire agli utenti l’introduzione di credenziali necessarie alla autenticazione e all’accesso di servizi basati su rete.
L’obiettivo di rendere autonomi i due universi smartwatch e smartphone non potrebbe essere raggiunto se Android Wear 2.0 non estendesse il cosiddetto Input Method Framework (IMF) ai dispositivi smartwatch. In aggiunta agli input di tipo vocale, infatti, sarà possibile inserire testo digitando su una tastiera virtuale capace di offrire le stesse funzionalità disponibili su altri dispositivi, sebbene in qualche modo vincolata nelle modalità di utilizzo dallo spazio ridotto che il quadrante di uno smartwatch può offrire rispetto allo schermo di smartphone e tablet.
Tra le novità relative all’interfaccia grafica delle applicazioni smartwatch, la più interessante riguarda l’introduzione delle complicazioni, comunemente note in orologeria come funzionalità aggiuntive rispetto alla visualizzazione di ore e minuti. Nell’accezione apparentemente adottata nel mondo degli smartwatch, per la natura stessa di tali dispositivi, una complicazione è necessariamente legata alla presentazione di informazioni visibili dall’utente. Piccole porzioni del quadrante, tipicamente di forma rotonda, potranno riportare una indicazione relativa a informazioni rilevanti per l’utente, in modo da essere tutte visibili allo stesso tempo: temperatura esterna, numero di messaggi email ancora da leggere, contapassi, stato della batteria del dispositivo sono solo alcuni dei principali esempi che vengono per primi alla mente. In aggiunta alle complicazioni, meritano una citazione anche i nuovi navigation drawer e action drawer, due componenti grafici destinati a semplificare la navigazione tra le viste di una applicazione e la scelta delle azioni associate al contesto corrente.
Con il lancio di Android Wear 2.0, che avverrà presumibilmente nell’ultimo quarto del 2016, cominceranno ad aprirsi scenari nei quali l’utilizzo dello smartwatch andrà progressivamente a sostituire, anziché semplicemente accompagnare, il parallelo uso dello smartphone, in particolare quando quest’ultimo risulta scomodo da utilizzare o impossibile da portare con sé. È lecito immaginare di accedere ai mezzi pubblici avvicinando lo smartwatch alle obliteratrici, oppure di visualizzare in tempo reale le statistiche e i percorsi relativi ai workout svolti in acqua. Saremo in grado di realizzare applicazioni per smartwatch capaci di assistere l’utente a partire dall’acquisto del biglietto per l’autobus con un tocco sul quadrante, e di fornire informazioni sulle proprie attività fisiche attraverso complicazioni che mostreranno i dati in maniera più interattiva e visivamente ricca rispetto ai semplici dispositivi indossabili per il fitness.
Nel settore dell’intrattenimento, dove Mango da sempre offre app e accesso a servizi, i festival potranno sfruttare soluzioni su smartwatch al posto del classico braccialetto di ingresso. I visitatori saranno in grado di partire da casa già col biglietto sul proprio orologio, accedere agli spettacoli e ai servizi del festival e, in uno scenario prossimo venturo, compiere acquisti in loco con un unico gesto del polso.
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